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Netanyahu, un uomo in guerra
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Il primo ministro israeliano ha affermato che Israele è pronto ad un’azione militare molto forte al confine con il Libano, per assicurare “in un modo o nell’altro” la sicurezza del suo Paese. Parole esplicite che davvero potrebbero rendere ancora più infuocato il fronte a nord d’Israele e portare a un confronto aperto con le milizie di Hezbollah. Tutto questo mentre mancano ormai soltanto due giorni allo scadere dell’ultimatum posto dall’ex capo dell’opposizione Benny Gantz, pronto a lasciare il governo di unità nazionale se entro l’8 giugno non verrà elaborata una strategia chiara per il futuro di Gaza, che includa anche un’amministrazione civile congiunta tra Stati Uniti, Unione europea e Palestinesi, in alternativa ad Hamas. Oltre a quella internazionale, attorno a Netanyahu cresce sempre più la pressione interna, quella della piazza e quella dentro il governo, con la destra religiosa che da par suo continua a privilegiare l’opzione militare.
Ma quali sono le opzioni ancora nelle mani di Netanyahu, la cui permanenza alla guida del Paese sembra essere legata a filo doppio con il proseguimento della guerra? E quale è oggi l’immagine di questo uomo che ha segnato come nessun altro la storia recente di Israele?
Ne parleremo con:
Manuela Dviri, giornalista e attivista per la pace israeliana
Daniel Bettini, giornalista svizzero del quotidiano israeliano Yediot Ahronot
David Zebuloni, giornalista italiano basato a Tel Aviv e collaboratore di “Libero”
Naima Chicherio, giornalista RSI appena rientrata dal Libano
Modem su Rete Uno alle 8.30, in replica su Rete Due alle 18.30. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app: RSI e RSIPlay.
174 حلقات
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Il primo ministro israeliano ha affermato che Israele è pronto ad un’azione militare molto forte al confine con il Libano, per assicurare “in un modo o nell’altro” la sicurezza del suo Paese. Parole esplicite che davvero potrebbero rendere ancora più infuocato il fronte a nord d’Israele e portare a un confronto aperto con le milizie di Hezbollah. Tutto questo mentre mancano ormai soltanto due giorni allo scadere dell’ultimatum posto dall’ex capo dell’opposizione Benny Gantz, pronto a lasciare il governo di unità nazionale se entro l’8 giugno non verrà elaborata una strategia chiara per il futuro di Gaza, che includa anche un’amministrazione civile congiunta tra Stati Uniti, Unione europea e Palestinesi, in alternativa ad Hamas. Oltre a quella internazionale, attorno a Netanyahu cresce sempre più la pressione interna, quella della piazza e quella dentro il governo, con la destra religiosa che da par suo continua a privilegiare l’opzione militare.
Ma quali sono le opzioni ancora nelle mani di Netanyahu, la cui permanenza alla guida del Paese sembra essere legata a filo doppio con il proseguimento della guerra? E quale è oggi l’immagine di questo uomo che ha segnato come nessun altro la storia recente di Israele?
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Daniel Bettini, giornalista svizzero del quotidiano israeliano Yediot Ahronot
David Zebuloni, giornalista italiano basato a Tel Aviv e collaboratore di “Libero”
Naima Chicherio, giornalista RSI appena rientrata dal Libano
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