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On this episode of Advances in Care , host Erin Welsh and Dr. Craig Smith, Chair of the Department of Surgery and Surgeon-in-Chief at NewYork-Presbyterian and Columbia discuss the highlights of Dr. Smith’s 40+ year career as a cardiac surgeon and how the culture of Columbia has been a catalyst for innovation in cardiac care. Dr. Smith describes the excitement of helping to pioneer the institution’s heart transplant program in the 1980s, when it was just one of only three hospitals in the country practicing heart transplantation. Dr. Smith also explains how a unique collaboration with Columbia’s cardiology team led to the first of several groundbreaking trials, called PARTNER (Placement of AoRTic TraNscatheteR Valve), which paved the way for a monumental treatment for aortic stenosis — the most common heart valve disease that is lethal if left untreated. During the trial, Dr. Smith worked closely with Dr. Martin B. Leon, Professor of Medicine at Columbia University Irving Medical Center and Chief Innovation Officer and the Director of the Cardiovascular Data Science Center for the Division of Cardiology. Their findings elevated TAVR, or transcatheter aortic valve replacement, to eventually become the gold-standard for aortic stenosis patients at all levels of illness severity and surgical risk. Today, an experienced team of specialists at Columbia treat TAVR patients with a combination of advancements including advanced replacement valve materials, three-dimensional and ECG imaging, and a personalized approach to cardiac care. Finally, Dr. Smith shares his thoughts on new frontiers of cardiac surgery, like the challenge of repairing the mitral and tricuspid valves, and the promising application of robotic surgery for complex, high-risk operations. He reflects on life after he retires from operating, and shares his observations of how NewYork-Presbyterian and Columbia have evolved in the decades since he began his residency. For more information visit nyp.org/Advances…
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Emittente antagonista Brescia Milano Cremona Trento Verona
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Emittente antagonista Brescia Milano Cremona Trento Verona
Contro il ddl Sicurezza (ex 1660 e ora 1236) sono previste manifestazioni in diverse città italiane nel fine settimana. In particolare, sabato ci saranno cortei a Roma, Bologna, Napoli, Milano e anche a Brescia, appuntamento alle 14.30 in piazza della Loggia per la manifestazione “Non è sicurezza, è repressione”. La manifestazione no ddl Sicurezza di Brescia partirà sabato da piazza Loggia, cuore della città, da anni però vietata alle manifestazioni politiche e sociali, riservata solo a quelle turistiche e istituzionali. Nella trasmissione di oggi pomeriggio gli interventi della conferenza stampa di presentazione. Ascolta o scarica Di seguito il comunicato stampa dell’Assemblea No DDL Sicurezza di Brescia, e le firme di chi aderisce così come aggiornate al 19 febbraio 2025. COMUNICATO STAMPA Sabato 22 febbraio a Brescia come in altre città (tra queste Napoli, Milano, Bologna, Padova) si svolge una manifestazione per esprimere netta contrarietà al disegno di legge governativo noto come “ DDL sicurezza ” (DDL 1660 alla Camera dei deputati, ora Atto 1236 al Senato della Repubblica), il cui iter parlamentare si approssima alla conclusione nel mese di marzo. Dall’autunno scorso un’articolata mobilitazione nazionale contro il DDL sicurezza sta vedendo una partecipazione ampia ed eterogenea in tutto il paese, da parte di centinaia di realtà politiche, sindacali, associative di diversa provenienza e ispirazione politica e culturale. A Brescia un momento particolarmente significativo di questa presa di parola è stato il 7 dicembre scorso, con una manifestazione cui hanno partecipato circa tremila persone, coinvolte grazie ad un percorso assembleare di costruzione dal basso durato mesi. Tale percorso assembleare è ripreso all’inizio di febbraioper dare vita all’appuntamento di sabato prossimo, indetto dall’“Assemblea NO-DDL sicurezza” di Brescia e provincia. Chiediamo il ritiro del DDL sicurezza perché questo provvedimento tratta come atti di sovversione da reprimere le battaglie civili e le lotte sociali, fino alla stessa libertà di manifestare , che per i comuni cittadini/e è la principale ospesso unica possibilità di esprimere critica pubblica verso chi esercita il potere. Nei 38 articoli che lo compongono, il DDL sicurezza introduce nuove sanzioni penali o inasprisce quelle già esistenti per colpire più duramente chi lotta per il diritto all’abitare, chi sciopera nel lavoro, chi si mobilita nelle scuole e università o per la giustizia climatica. Criminalizza le persone indigenti e quelle marginalizzate. Per le persone immigrate peggiora ulteriormente le condizioni di accoglienza e rende ancora più difficile l’ottenimento e il rinnovo dei permessi di soggiorno. Mentre colpisce la stessa legittimità delle manifestazioni di protesta, il DDL sicurezza inventa nemici pubblici da stigmatizzare e reprimere proprio per non affrontare le cause di disagio e dissenso, per non dare rispostaai problemi concreti e comuni ad ampi settori della popolazione : l’emergenza abitativa, le crisi aziendali, la precarietà lavorativa e di vita, il blocco dei salari e l’inflazione, il collasso eco-climatico, la violenza patriarcale. La corsa agli armamenti e la guerra, i loro costi umani, sociali e ambientali, il cui ammontare, in Palestina, è il genocidio tuttora in corso, compiuto da Israele con la complicità dei paesi occidentali. Il DDL sicurezza modifica il rapporto tra cittadine/i e istituzioni dello Stato accelerando e consolidandola deriva autoritaria in corso in Italia, come in Europa e a livello globale. In questa direzione muovono anche altri atti del Governo, come le riforme volte a ridisegnare a favore dell’esecutivo l’equilibrio tra i poteri istituzionali , o, di nuovo, gli attacchi al diritto di sciopero, alle testate giornalistiche indipendenti, alle ONG che operano soccorso in mare e lungo le rotte migratorie. Tra i provvedimenti del Governo già in fase di attuazione, segnaliamo l’ordinanza del ministro Piantedosi per la creazione nelle città delle “zone rosse”, cioè di luoghi pubblici vietati all’accesso di persone che prefetture e forze dell’ordine ritengano potenzialmente pericolose, sulla base di criteri tutt’altro che immuni da pregiudizi classisti e razzisti. Come il DDL sicurezza, anche le zone rosse riducono le questioni sociali a problemi di ordine pubblico, da trattare limitando le libertà comuni e ampliando i poteri di polizia. Impongono come norma ordinaria quella logica di esclusione preventiva che giunge infine a compromettere lo stesso diritto a manifestare. Il DDL sicurezza, peraltro, ha la stessa ispirazione reazionaria che risuona nella predilezione del Governo Meloni per la restaurazione di un ordine tradizionale dei ruoli di genere , a discapito dell’autodeterminazione delle donne e delle soggettività non conformi, contro la libertà di scelta sul proprio corpo. Non è insomma la società quel che il DDL vuole mettere al sicuro, ma le sue ingiustizie, lo sfruttamento, il razzismo, il patriarcato. Il DDL sicurezza è la rappresentazione plastica di unprocesso di compressione delle libertà comuni che oggi trova forza dirompente nella connessionepolitica fra le destre ultraconservatrici al Governo e il potere enorme e fuori controllo delle oligarchie capitalistiche, dei grandi monopoli finanziari, tecnici e produttivi, dei loro insaziabili interessi e privilegi ostili ai vincoli democratici di solidarietà e uguaglianza. Ebbene, in questi mesi a bloccare l’entrata in vigore del DDL sicurezza è stata soprattutto l’ampia mobilitazione in tutto il paese delle molte persone e realtà collettive che non sono disposte a subire in silenzio questa sottrazione di diritti. Con l’approssimarsi della fase finale del percorso parlamentare del DDL sicurezza , chiamiamo le organizzazioni sociali, le associazioni, i movimenti, le forze politiche e sindacali, le singole persone, alla più ampia convergenza nella manifestazione del 22 febbraio. Per esprimere e far pesare in forma pacifica un rifiuto forte e chiaro verso questa legge, verso le zone rosse, verso la complessiva torsione autoritaria delle istituzioni. Per una mobilitazione che fondi la propria legittimità sulla giustizia sociale e la solidarietà, sulla lotta alle disuguaglianze e la resistenza alle politiche di impoverimento e precarizzazione. Per mettere al centro, insomma, il valore irrinunciabile della democrazia antifascista come prodotto storico delle lotte popolari e come concreta affermazione dei diritti sociali e civili. La manifestazione del 22 febbraio attraverserà alcune vie centrali di Brescia e muoverà da Piazza della Loggia, luogo del concentramento alle ore 15.30. Piazza Loggia: da secoli e ancor più dalla strage del 28 maggio 1974 è lo spazio più importante e il simbolo della partecipazione popolare, democratica, antifascista alla vita pubblica della città . Il fatto che, ciononostante, da anni, da troppi anni, Piazza Loggia, come se fosse una sorta di zona rossa, sia invece accessibile esclusivamente alle manifestazioni promosse direttamente dalle istituzioni, rende l’attraversamento di questo luogo ancor più significativo per la mobilitazione del 22 febbraio contro il grave restringimento dell’agibilità democratica e della stessa libertà di manifestare che il DDL sicurezza intende determinare. 19 febbraio 2025 Assemblea no DDL sicurezza, Brescia Adesioni alla manifestazione del 22 febbraio 2025 a Brescia (elenco in aggiornamento): Collettivo Onda Studentesca, Collettivo studentesco TartagliaOlivieri, Collettivo studentesco De André, Associazione Diritti per Tutti, Centro sociale Magazzino 47, Federazione Associazioni Bresciane per l’Immigrazione (Fabi), Anpi sezione caduti di piazza Rovetta, Osservatorio democratico sulle nuove destre, Associazione via Milano 59, Associazione Proletari Escursionisti, Possibile, Collettivo NN, Coordinamento Palestina, Giovani palestinesi d’Italia, Collettivo assenze ingiustificate, Coordinamento per la democrazia costituzionale, Tavolo Basta Veleni, Presidio 9 agosto, Partito della rifondazione comunista, Brescia pride, Studenti per – UdU Brescia, Confederazione cobas, Confederazione unitaria di base, Unione sindacale di base, Ciurma pastafariana, Potere al popolo, Collettivo gardesano autonomo, Giovani comunisti, Collettivo linea rossa, Sinistra anticapitalista, Associazione Italia CubaBassa bresciana, Partito Comunista Italiano, Centro sociale 28 maggio Rovato, Brescia antispecista, Collettivo 5.37…
Da diversi giorni migliaia di cittadini nei 50 diversi Stati federali degli Usa protestano contro le politiche del neopresidente eletto Donald Trump e il suo delfino multimiliardario Elon Musk . Sotto lo slogan “50.50.01”, cioè “ 50 proteste in 50 Stati, un solo movimento “, diverse migliaia di cittadini nordamericani hanno dato il via alle prime contestazioni contro il governo Trump da quando si è insediato, a seguito in particolare delle ultime dichiarazioni colonialiste su Gaza, Groenlandia e Canada, oltre che la politica di respingimenti coatti di migranti e dei suoi legami con il miliardario Musk. Dopo i primi raduni nelle capitali di Pennsylvania, California, Minnesota, Michigan, Texas, Wisconsin, Indiana e altri Stati, le manifestazioni lanciate da www.FiftyFifty.one cominciano a moltiplicarsi in modo spontaneo in molte altre città. Ne abbiamo parlato con Marina Catucci, corrispondente de Il Manifesto da New York. Ascolta o scarica.…
Trattative interrotte e sciopero di 24 ore, 8 a livello nazionale e 16 ore territoriali. Succede all’Ikea, la multinazionale svedese del mobile. Lo stato di agitazione e conseguente sciopero è stato deciso da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, che hanno deciso di fermare il tavolo per il rinnovo del contratto integrativo aziendale . Nonostante Ikea “si presenti come un gruppo democratico e inclusivo”, spiegano infatti le sigle, “ non rispetta i suoi stessi principi nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori ”. Dopo oltre un anno e mezzo di incontri serrati, l’azienda ha completamente ignorato le richieste sindacali, “voltando le spalle ai propri dipendenti”. In questo lasso di tempo l’azienda ha ignorato le richieste sindacali, “voltando le spalle ai propri dipendenti” tra mancato riconoscimento delle maggiorazioni ai nuovi assunti, un sistema peggiorativo delle professionalità, cancellazione della “malattia statistica”, obbligatorietà del lavoro festivo. Roberto Brambilla, Filcams Cgil Nazionale Ascolta o scarica…
Venerdì 14 febbraio alla Peoples’ Platform Europe di Vienna i lavori sono stati introdotti da un panel che ha visto l’intervento di diversi studiosi e intellettuali. A loro il compito di delineare la situazione, la fase, nella quale ci troviamo e la prospettiva nella quale organizzazioni di sinistra, democratiche e rivoluzionarie giunte da tutta Europa erano chiamate a confrontarsi sulle possibili soluzioni ai problemi comuni. Tra loro è intervenuto anche il sociologo irlandese, da decenni residente in Messico, John Holloway , autore, tra gli altri, di Cambiare il mondo senza prendere il potere. Il significato della rivoluzione oggi , testo fondamentale sulla storia e sulla teoria dell’EZLN, e sull’esperienza dell’ autonomia zapatista in Chiapas , nel sud-est del Messico . Un’esperienza della quale Holloway è storico amico e compagno di lotta e di viaggio, oltre che studioso e osservatore. Il titolo della sua relazione era “Prospettive nella tempesa” . Noi lo abbiamo intervistato a Vienna, alla Peoples’ Platform, sabato 15 febbraio. “L’idea della tempesta, che ho preso dalle parole degli zapatisti – spiega John Holloway ai nostri microfoni – è in realtà l’idea di un’intensa crisi del capitalismo. Non solo una crisi economica, ma un’intensa crisi sociale in cui le cose stanno peggiorando in termini di violenza di Stato, in termini di ascesa della nuova destra, in termini di modi in cui i migranti vengono attaccati e disumanizzati, in termini di condizioni climatiche sempre più difficili in tutto il mondo. Nel modo in cui sta aumentando la probabilità di una guerra ancora più grande”. Tuttavia, aggiunge il sociologo di origini irlandesi, “non dobbiamo perdere la speranza. Ovviamente, quello che sta accadendo nel mondo è che la gente dice: ‘È terribile, terribile, terribile. Non possiamo fare nulla’. In questo senso, l’idea della tempesta è una sfida . Non possiamo accettare l’idea che non c’è nulla da fare. Dobbiamo lottare contro di essa “. Così come la sua relazione davanti alle 800 persone presenti nell’Audimax dell’Università di Vienna, anche l’intervista di John Holloway ai nostri microfoni è finita con un appello: “vogliamo vincere” . “Penso che se diciamo che ora ci troviamo in una situazione in cui è chiaro che l’esistenza del capitalismo ci sta portando sempre più a fondo nella catastrofe – afferma Holloway – allora dobbiamo dire che vogliamo vincere, che vogliamo liberarci del capitalismo . E non vogliamo soltanto liberare il Kurdistan, per esempio, o altro… Vogliamo davvero liberarci di un sistema che ci sta letteralmente distruggendo . E questo è più urgente che mai”. L’intervista di Radio Onda d’Urto al sociologo John Holloway. Ascolta o scarica.…
Sul terreno la guerra in Ucraina prosegue – oltre 500 edifici, 160mila persone, sono senza elettricità a Odessa, nel sud, dopo un massiccio attacco russo con i droni stanotte – mentre Russia e Stati Uniti cominceranno “a tempo debito” i negoziati sull’Ucraina. Lo ha detto il consigliere per la politica estera del Cremlino Ushakov al termine dei colloqui a Riad, in Arabia Saudita. Per il ministro degli esteri russo Lavrov “ognuno dovrà fare concessioni” per raggiungere un accordo. Mosca e Washington nomineranno ‘squadre di alto livello’ per negoziare la fine del conflitto, si legge invece nel comunicato Usa. Marco Rubio parla di ‘primo passo importante’ e apre all’Ue, finora tagliata fuori insieme a Kiev. I leader europei si riuniranno ancora a Parigi sul tema. Maurizio Simoncelli, vicepresidente e cofondatore dell’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo. Ascolta o scarica…
Stamattina è tornata in azione Ultima generazione per il lancio di una nuova campagna: “Il Giusto Prezzo”. Alle ore 9.05, sulle scale della Camera dei Deputati a Roma, 7 attivisti hanno sparso cibo scartato dalla Grande Distribuzione Industriale, poi si sono sedute con in testa sacchetti con i brand della GDO, per – scrivono in un comunicato – “simulare il soffocamento di un sistema che strangola i produttori, lasciando loro la briciole del proprio lavoro, e affama i consumatori che non arrivano a fine mese”. Hanno poi srotolando striscioni con scritto “Il giusto prezzo” e “Ultima Generazione”. Alle ore 9.15 è arrivata la polizia che ha fermato le attiviste. Da Roma Tommaso agricoltore e attivista di Ultima Generazione Ascolta o scarica…
Anche a Bologna si scende in piazza sabato 22 febbraio 2025 contro il DDL cosiddetto “sicurezza” che criminalizza la protesta e restringe le libertà di tutte e tutti. Una manifestazione regionale che si dà appuntamento nel capoluogo Emiliano alle ore 15 in Piazza XX Settembre. Ci presenta contenuti e il percorso costruito per questa manifestazione Federico, della redazione di Radio Onda d’Urto Emilia Romagna. Ascolta o scarica…
Il governo Meloni non risponderà neanche domani alla Camera alle due interrogazioni sull’uso di Graphite, il software-spia dell’azienda israeliana Paragon. “Le uniche notizie divulgabili sono state già fornite – si giustificano dall’esecutivo – Ogni altro aspetto è classificato, informative solo al Copasir”. Per le opposizioni la “mancata risposta” è un “grave vulnus al principio di trasparenza e alla funzione di controllo che il Parlamento è chiamato a svolgere sull’operato del governo” e lo scrivono in una lettera al presidente della Camera Fontana. Il tutto mentre Mediterranea Saving Humans fa sapere che lo spionaggio del fondatore, Luca Casarini, tramite questo software era in corso da febbraio 2024 , un anno fa. Ne parla ai microfoni di Radio Onda d’Urto Laura Marmorale, Presidente di MSH . Ascolta o scarica…
Anche a Milano si torna in piazza sabato 22 febbraio contro il famigerato e contestato DDL Sicurezza . Un percorso che nel capoluogo lombardo si è allargato negli ultimi mesi a diverse realtà non solo di movimento, per costruire una opposizione sociale allargata tesa a ribadire come alle istanze di paura del Governo Meloni si debba rispondere con la richiesta di vera sicurezza: una casa, un lavoro dignitoso, l’accesso alle cure, l’istruzione, la cittadinanza, l’autodeterminazione dei corpi. L’appuntamento con il corteo è in Piazza XXIV maggio alle 15. Ce ne parla Valter Boscarello, di Memoria Antifascista. Ascolta o scarica…
I capi di governo di Germania, Gran Bretagna, Italia, Polonia, Spagna, Olanda e Danimarca si sono riuniti ieri pomeriggio all’Eliseo per una riunione informale, convocata dal presidente francese Emmanuel Macron, dedicata alla sicurezza europea e alla situazione in Ucraina alla luce delle dichiarazioni di Trump che la scorsa settimana si è detto fiducioso dell’avvio di accordi di pace tra Usa e Russia. All’uscita dal vertice di Parigi sulla questione Ucraina, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha spiegato che nel corso della riunione è stato ribadito che l’Europa deve continuare a sostenere l’Ucraina e che a Kiev non possono essere imposti diktat. Scholz ha aggiunto che il tema dell’aumento delle spese di difesa degli stati europei è stato largamente discusso e che si stanno studiando le misure necessarie per agevolare agli stati membri della Nato nel sostenere queste spese. E’ “altamente inappropriato” invece discutere ora dell’invio di truppe in Ucraina ha aggiunto il cancelliere tedesco. Tutti i partecipanti al vertice di Parigi hanno “opinioni simili” su tutte le questioni chiave. Lo ha detto il primo ministro polacco, Donald Tusk. Il premier polacco ha poi sottolineato l’importanza di coinvolgere tutti gli alleati della Nato, compreso il Regno Unito. L’Ungheria ha invece attaccato l’iniziativa del presidente francese Emmanuel Macron. Con il ritorno di Trump alla Casa Bianca, “l’era della politica interventista è finita” ha dichiarato il ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjártó. Resta che il vertice dopo tre ore di confronto si è concluso senza un comunicato che delineasse una linea comune.Le valutazioni di Salvatore Cannavo’ giornalista del Fatto Quotidiano Ascolta o scarica Volano intanto da alcuni giorni i titoli della Difesa europei. Il mercato specula su un aumento della spesa per il settore nel Vecchio Continente dopo il vertice di Parigi e oggi è arrivato il monito di Mario Draghi all’Ue: “Presto saremo da soli a garantire la sicurezza di Europa e Ucraina” Ieri lo Stoxx 600 Aerospace and Defense è salito del 4%, con le tedesche Renk Group e Rheinmetall balzate rispettivamente del 17,4% e del 14,1%. La svedese Saab ha messo a segno un rialzo del 16,1%, la britannica Bae System dell’8,96%. in Italia Leonardo ha guadagnato l’8,14%. Oggi ancora segno positivo per tutti i titoli del comparto. Venerdì scorso, durante il suo intervento al vertice sulla sicurezza a Monaco, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, aveva annunciato che intende proporre ai paesi membri di sospendere i vincoli del Patto di stabilità e di crescita per le spese relative alla Difesa, mentre il segretario generale della Nato, Mark Rutte, ha dichiarato che l’alleanza militare intende discutere l’aumento degli obiettivi di spesa in occasione del vertice di giugno. Al vertice di Parigi sull’Ucraina si parla quindi di aumentare le spese militari, ma dalla capitale francese emerge anche un’altra voce: «L’Europa resti se stessa, basi la sua influenza sul diritto e sulla giustizia economica, fiscale e climatica». Cosi’ invece il titolo dell’editoriale di oggi di Greenreport.i firmato da Simone Collini che abbiamo intervistato Ascolta o scarica https://www.greenreport.it/editoriale/5336-al-vertice-di-parigi-sullucraina-si-parla-di-aumentare-le-spese-militari-ma-dalla-capitale-francese-emerge-anche-unaltra-voce-leuropa-resti-se-stessa-basi-la-sua-influenza-sul-diritto-e-sulla-giustizia-economica-fiscale-e-climatica…
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