Host Francesca Amiker sits down with directors Joe and Anthony Russo, producer Angela Russo-Otstot, stars Millie Bobby Brown and Chris Pratt, and more to uncover how family was the key to building the emotional core of The Electric State . From the Russos’ own experiences growing up in a large Italian family to the film’s central relationship between Michelle and her robot brother Kid Cosmo, family relationships both on and off of the set were the key to bringing The Electric State to life. Listen to more from Netflix Podcasts . State Secrets: Inside the Making of The Electric State is produced by Netflix and Treefort Media.…
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un'altra parabola: c'era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: "Avranno rispetto per mio figlio!". Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: "Costui è l'erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!". Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: "La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d'angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi"? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti». Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.…
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Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Oggi nell'Ordine benedettino festeggiamo il beato transito, il giorno della morte del grande patriarca dell'Occidente San Benedetto. Per i monaci, e specialmente per l'abbazia di Montecassino, dove si trovano i resti mortali di San Benedetto, è una grande festa. Noi, per la vostra comodità, inseriamo il commento per le letture del giorno. Ma siate con noi oggi in questo giorno di festa. A una gratuita predilezione divina, alle affettuose e incessanti cure paterne, a una “vigna” accuratamente preparata per portare frutto al tempo del raccolto, corrisponde un’assurda e feroce ingratitudine. È la storia del popolo d’Israele, e i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che Gesù parlava di loro. Scatta la violenza, la vendetta: “Cercavano di catturarlo”. Ma questa parabola riguarda anche ciascuno di noi. Ognuno è una “vigna” amata e curata dal Signore! Fin dal concepimento siamo stati dotati di doni e talenti, chiamati a essere fecondi e a portare frutto, moltiplicando ciò che abbiamo ricevuto. La nostra meta non è un traguardo terreno, ma l’approdo definitivo al Regno di Dio, dove i frutti maturano per l’eternità. L’ingratitudine e la mancata corrispondenza alla divina predilezione portano invece alla perdita inevitabile dei doni, che vengono trasferiti a chi ne sa trarre frutto. Gesù ammonisce: “Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti”. È quanto accadde al popolo d’Israele: dopo aver atteso il Messia, ora che Egli è in mezzo a loro, lo rigettano e lo perseguitano. E questo accade ancora oggi, ogni volta che non sappiamo riconoscere e valorizzare i doni di Dio, quando alla gratuità della sua grazia rispondiamo con ingratitudine, rifiuto, indifferenza o addirittura disprezzo. Grande è la nostra responsabilità davanti a Dio! A noi, che abbiamo ricevuto tanto - la fede, i sacramenti, le innumerevoli grazie - sarà chiesto di più nel giudizio finale. Gesù ci ricorda che i talenti devono crescere e moltiplicarsi, per la gloria di Dio e per la nostra santificazione. E ci mette in guardia: “Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci”. Anche la Quaresima è una perla preziosa da coltivare, un tempo sacro donato per camminare verso la Pasqua. Proposito del giorno: Ricorda i doni di Dio! Ripeti più spesso il tuo grazie.…
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Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C'era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: "Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma". Ma Abramo rispose: "Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi". E quello replicò: "Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento". Ma Abramo rispose: "Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro". E lui replicò: "No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno". Abramo rispose: "Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti"».…
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Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
La liturgia odierna ci presenta un episodio drammatico: la parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro. Un racconto che interpella profondamente la nostra coscienza, toccando la nostra esperienza quotidiana e proiettandoci verso il nostro domani. In questa parabola, vediamo il ricco epulone che ha completamente trascurato il primo e più grande comandamento del Signore: amare Dio e il prossimo. Per lui, la vita era fondata esclusivamente sui beni materiali, sul denaro e sulle ricchezze. Non aveva nulla da offrire a Dio e nessuna attenzione verso chi gli era accanto. Il suo cuore non era abitato dalla legge della carità e dell’amore, ma da una logica antica e spietata, quella del taglione: occhio per occhio, dente per dente. Era un uomo cieco e sordo al grido di aiuto del prossimo. Il salmista ammonisce: “Maledetto l’uomo che confida in se stesso”. La morte, infatti, rende tutti uguali: colpisce il mendicante come il benestante. Ma la vera novità della parabola è che i loro destini, nell’aldilà, si invertono per l’eternità. Mentre il ricco, in vita, ha ignorato il povero, Dio invece si prende cura di lui: Lazzaro viene accolto con tutti gli onori e condotto dagli angeli nel seno di Abramo. Questo racconto rivela una grande verità e porta una profonda consolazione ai poveri: coloro che sulla terra hanno conosciuto solo sofferenza e indifferenza possono confidare nella bontà di Dio. L’immagine del banchetto festoso descrive la pienezza e la gioia della vita eterna. Abramo, amico di Dio e padre del popolo d’Israele, presiede la mensa celeste, e Lazzaro, che giaceva nella sporcizia e aveva per compagni i cani, ora siede in un posto d’onore, in comunione con lui. Maria, nel Magnificat, proclama questa stessa verità: “Il Signore ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili, ha ricolmato di beni gli affamati e ha rimandato i ricchi a mani vuote”. Il cristiano deve sempre ricordare che la vita non si esaurisce nei pochi anni dell’esistenza terrena né nel possesso delle ricchezze, ma trova il suo compimento nell’eternità, nella comunione con Dio.…
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Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore.…
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Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Si è veramente padri quando ci si rispecchia nella Paternità di Dio. È per questo dono e per questa virtù speciale che Giuseppe viene scelto dal Padre celeste per essere il padre terreno del Verbo. Ora, nella gloria, egli custodisce e protegge la Chiesa, soccorrendo i moribondi nel loro passaggio al Cielo, sostenendo chi invoca il suo aiuto e accompagnando gli operai nel santificare il proprio lavoro. San Giuseppe guida tutti coloro che cercano di vivere il proprio impegno con rettitudine. È sollecito verso le famiglie in difficoltà, nel loro cammino spesso segnato dalla croce e dalle prove. Con la sua amabile tenerezza paterna si fa Custode e Protettore della vita nascente. Madri in attesa, affidate a lui la vostra gestazione, il parto e la crescita dei vostri figli. Giuseppe se ne prenderà cura, accompagnandoli passo dopo passo, proprio come ha fatto con Gesù e con la sua Santissima Madre. Giusto tra i giusti, dal cuore buono e misericordioso, Giuseppe affronta con angoscia il mistero della maternità di Maria. Non comprendendone l’origine, e sapendo che entrambi sono Vergini, non la espone al giudizio degli uomini né alla condanna, ma, con carità e pietà, stende su di lei il velo della protezione, tutelando così la Venuta di Gesù nel mondo. Quando poi lo Spirito illumina la sua anima rivelandogli l’origine divina del Concepimento, Giuseppe si fa premuroso e attento Custode del Figlio di Dio. Per la sua paternità, santificata dall’opera umana e concretizzata nella missione di Cristo, per i suoi meriti, grande è il potere di San Giuseppe presso l’Altissimo, e molto egli può per noi! Padre è colui che si pone al servizio: la paternità non è mai un potere che domina, non è mai autoritaria, ma è un’autorevolezza fatta di fermezza e di amore, che si dona per proteggere i figli, la sposa, la missione e l’opera affidata da Dio. Oggi più che mai è necessario che questa paternità sia accolta dai governanti, da coloro che guidano la Chiesa, dai responsabili nel mondo del lavoro e dai padri nelle famiglie. Proposito del giorno: Affida a San Giuseppe tutta la tua persona, la tua famiglia e ogni tua preoccupazione.…
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Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d'onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati "rabbì" dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare "rabbì", perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate "padre" nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare "guide", perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».…
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Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Oggi meditiamo insieme le esortazioni del profeta Isaia: “Lavatevi, purificatevi” e “Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve”. Queste parole, rivolte al popolo eletto, parlano anche a noi, alla nostra comunità monastica e cristiana. Isaia manifesta una profonda preoccupazione: desidera il cambiamento, la conversione, una novità di vita e di Spirito, una vera comunione. Gesù stesso, nel Vangelo, ci conferma questo invito con il comandamento dell’amore reciproco. Queste esortazioni devono farci riflettere, specialmente in questo tempo di Quaresima. Abbiamo bisogno di conoscerci a fondo, perché nessuno può progredire nel cammino spirituale senza una consapevolezza profonda di sé: delle proprie qualità e limiti, delle inclinazioni del carattere e della personalità, delle reali possibilità che possiede. Chi desidera avanzare nella vita cristiana deve compiere tre passi fondamentali: Conoscersi - Accettarsi - Superarsi. Già l’antico filosofo Socrate diceva: “Conosci te stesso”. Ognuno di noi è chiamato a un’introspezione sincera: senza conoscenza di sé, si rischia di avanzare nel buio e smarrire la strada della vita. Abbiamo bisogno di luce e di amore. Questa luce viene dalla riflessione, dal confronto con gli altri che possono consigliarci e aiutarci, ma soprattutto dalla preghiera, dai sacramenti e dallo Spirito Santo. Conoscersi significa morire a se stessi per fare esperienza di Dio. Solo chi si avvicina a Lui con questa disposizione trova la garanzia della vera vita e la certezza del cammino. Ma conoscersi non basta: dobbiamo anche accettarci per quello che siamo, con realismo e umiltà. Santa Teresa d’Avila diceva: “L’umiltà è la verità”. Non si tratta di mortificarci per le nostre mancanze e miserie, ma di riconoscerle con sincerità, ringraziando al contempo il Padre per i doni e le virtù che, per Sua grazia, possiamo coltivare. Dobbiamo quindi impegnarci a conoscerci meglio, per comprendere quali virtù e quali difetti dominano in noi, intraprendendo così un autentico cammino di crescita spirituale. La Quaresima è un tempo di grazia particolarmente favorevole per la metànoia, per la nostra conversione.…
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