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I frutti di un albero divino - Commento al vangelo1- 3.6.2021 - Mc 4,26-34

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13 giugno 2021
I FRUTTI DI UN ALBERO DIVINO
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 4,26-34
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
La natura umana è composta di materia e spirito. Quello che un uomo fa durante la vita terrena influenza la dimensione dello spirito.
Diversamente dagli animali, infatti, che agiscono secondo le leggi dell’istinto, noi abbiamo la coscienza e la potenza della libertà delle azioni e questo ci costituisce a immagine di Dio.
Perciò ogni nostra intenzione, ogni nostra decisione, ha un peso, un valore spirituale, poiché realizziamo qualcosa che rimane, qualcosa che esiste nella dimensione dello spirito, e quindi permane nell’essere, oltre il fatto materiale.
Infatti, le nostre azioni si esauriscono sulla terra, poiché il tempo cancella ogni nostra opera, ma le intenzioni del cuore sono spirituali, e queste rimangono oltre la morte, e si condensano in qualcosa che rimane davanti a Dio.
Noi diventiamo quello che il nostro cuore esprime di bene o di male.
Quando saremo fuori dal corpo, poiché la morte consuma questa nostra abitazione temporanea, e saremo al cospetto del nostro Creatore e Salvatore, allora ci presenteremo con il bagaglio delle nostre azioni e delle nostre intenzioni, perché se nel tempo tutto è passato, nello spirito tutto è presente.
Ciò che rimane presente è la condizione della nostra anima, la quale si è modificata a seconda del bene o del male voluto o compiuto.
La nostra anima porta in se stessa il bene o il male. Non è come spesso si crede, che ciò che facciamo sia esterno, separato da noi: in realtà quello che facciamo e quello che vogliamo rimane collegato con la nostra persona.
Per questo l’immagine usata nelle Scritture è quella dell’albero e dei frutti. I frutti sono un prodotto che si stacca, ma sono perfetta espressione di ciò che è l’albero. Così noi produciamo qualcosa che esprime quello che siamo: dai frutti conosciamo la qualità dell’albero. Si produce sulla terra, poi i frutti si staccano e sono portati davanti a Dio, ossia nella dimensione dello spirito e dell’eternità.
Questi frutti, dunque, ci seguono davanti al Signore e testimoniano contro di noi o a nostro favore, poiché dicono chi siamo, cosa vogliamo essere.
Il miracolo che il Signore fa, nonostante la nostra natura cattiva, è quello di un innesto divino nella nostra pianta. Un germoglio nuovo e differente viene inserito nella nostra pianta, qui sulla terra siamo oggetto di un atto spirituale che ci pone nella condizione di produrre frutti buoni, pur essendo la nostra pianta incapace di produrre qualcosa di buono da presentate a Dio.
Un germoglio buono è immesso nel nostro albero cattivo, e questo principio di bene può diventare grande e sostituirsi alla pianta cattiva, per fruttificare secondo lo Spirito di Dio.
Il germoglio è Gesù Cristo, il quale mediante il suo Spirito è in noi, come abitante, come albero che chiede spazio per crescere con la sua linfa nuova e divina.
Se noi potessimo vedere questa opera meravigliosa che per amore ci è messa nel cuore, saremmo sempre in ginocchio a piangere e ringraziare, non vorremmo perdere un attimo per detestare gli impulsi cattivi e far crescere quelli buoni. Gesù si fa parte di noi e pur essendo lui, noi non perdiamo noi stessi, se ci perdiamo in lui.
La nostra linfa viene purificata e trasfigurata, siamo a sua immagine, siamo parte di lui, pur esseno noi, produciamo i suoi frutti pur volendo noi produrli.
Gesù ci fa parte della sua volontà perché diventi nostra, lui vuole essere in noi perché noi possiamo volere il bene che egli vuole, la nostra volontà diventa la sua, e la sua la nostra. Questo mirabile scambio ci permette di presentarci al Padre come esseri nuovi, a sua immagine, finalmente!
Dio vi benedica!
Gabriele Nanni
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Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
La natura umana è composta di materia e spirito. Quello che un uomo fa durante la vita terrena influenza la dimensione dello spirito.
Diversamente dagli animali, infatti, che agiscono secondo le leggi dell’istinto, noi abbiamo la coscienza e la potenza della libertà delle azioni e questo ci costituisce a immagine di Dio.
Perciò ogni nostra intenzione, ogni nostra decisione, ha un peso, un valore spirituale, poiché realizziamo qualcosa che rimane, qualcosa che esiste nella dimensione dello spirito, e quindi permane nell’essere, oltre il fatto materiale.
Infatti, le nostre azioni si esauriscono sulla terra, poiché il tempo cancella ogni nostra opera, ma le intenzioni del cuore sono spirituali, e queste rimangono oltre la morte, e si condensano in qualcosa che rimane davanti a Dio.
Noi diventiamo quello che il nostro cuore esprime di bene o di male.
Quando saremo fuori dal corpo, poiché la morte consuma questa nostra abitazione temporanea, e saremo al cospetto del nostro Creatore e Salvatore, allora ci presenteremo con il bagaglio delle nostre azioni e delle nostre intenzioni, perché se nel tempo tutto è passato, nello spirito tutto è presente.
Ciò che rimane presente è la condizione della nostra anima, la quale si è modificata a seconda del bene o del male voluto o compiuto.
La nostra anima porta in se stessa il bene o il male. Non è come spesso si crede, che ciò che facciamo sia esterno, separato da noi: in realtà quello che facciamo e quello che vogliamo rimane collegato con la nostra persona.
Per questo l’immagine usata nelle Scritture è quella dell’albero e dei frutti. I frutti sono un prodotto che si stacca, ma sono perfetta espressione di ciò che è l’albero. Così noi produciamo qualcosa che esprime quello che siamo: dai frutti conosciamo la qualità dell’albero. Si produce sulla terra, poi i frutti si staccano e sono portati davanti a Dio, ossia nella dimensione dello spirito e dell’eternità.
Questi frutti, dunque, ci seguono davanti al Signore e testimoniano contro di noi o a nostro favore, poiché dicono chi siamo, cosa vogliamo essere.
Il miracolo che il Signore fa, nonostante la nostra natura cattiva, è quello di un innesto divino nella nostra pianta. Un germoglio nuovo e differente viene inserito nella nostra pianta, qui sulla terra siamo oggetto di un atto spirituale che ci pone nella condizione di produrre frutti buoni, pur essendo la nostra pianta incapace di produrre qualcosa di buono da presentate a Dio.
Un germoglio buono è immesso nel nostro albero cattivo, e questo principio di bene può diventare grande e sostituirsi alla pianta cattiva, per fruttificare secondo lo Spirito di Dio.
Il germoglio è Gesù Cristo, il quale mediante il suo Spirito è in noi, come abitante, come albero che chiede spazio per crescere con la sua linfa nuova e divina.
Se noi potessimo vedere questa opera meravigliosa che per amore ci è messa nel cuore, saremmo sempre in ginocchio a piangere e ringraziare, non vorremmo perdere un attimo per detestare gli impulsi cattivi e far crescere quelli buoni. Gesù si fa parte di noi e pur essendo lui, noi non perdiamo noi stessi, se ci perdiamo in lui.
La nostra linfa viene purificata e trasfigurata, siamo a sua immagine, siamo parte di lui, pur esseno noi, produciamo i suoi frutti pur volendo noi produrli.
Gesù ci fa parte della sua volontà perché diventi nostra, lui vuole essere in noi perché noi possiamo volere il bene che egli vuole, la nostra volontà diventa la sua, e la sua la nostra. Questo mirabile scambio ci permette di presentarci al Padre come esseri nuovi, a sua immagine, finalmente!
Dio vi benedica!
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